La maglia numero 10, la scalata dalle giovanili alla prima squadra, un progetto incentrato su di lui. Kenan Yildiz si è preso la Juventus e la Vecchia Signora sa di avere tra le mani un diamante. Probabilmente ancora grezzo, ma quando si accende, a brillare sono le sue giocate negli occhi dei tifosi. Le stimmate del predestinato nel segno di Alex Del Piero, suo idolo al quale il talento turco si ispira totalmente: dall’iconica esultanza con al linguaccia alle giocate “alla Pinturicchio”. Un mix perfetto. L’attaccante bianconero si è concesso in una lunga intervista ai microfoni della Fifa, riprercorrendo gli inizi della sua carriera fino ad arrivare alle ambizioni per il futuro, ancora tutto da scrivere.
Yildiz, dai primi esordi al ruolo dei genitori
Yildiz ha parlato della gara con la nazionale che lo ha lanciato nel mondo del calcio, Turchia-Germania 3-2, match in cui ha realizzato anche un gran gol: “Credo che tutti abbiano potuto vedere le mie emozioni quando ho segnato. Non si immagina che possa accadere una cosa del genere, soprattutto in una partita tra i due Paesi in cui ho giocato a calcio per tutta la vita. È stato incredibile sentire la folla dopo il mio gol. Sembrava che quasi tutto lo stadio fosse composto da tifosi turchi! Poi, dopo due o tre secondi, quando ho festeggiato, ho urlato. È stato davvero irreale”. Uno di questi tifosi si è particolarmente commosso: “Mio padre era lì, il che ha significato molto per me. Mia madre non è potuta venire perché abbiamo un cane di piccola taglia e lei è dovuta rimanere a casa, quindi mi ha guardato in televisione. Credo che entrambi fossero molto orgogliosi di me”.
È stato il padre di Yildiz, Engin, ad accendere la passione del figlio per il calcio, studiando i video di YouTube per organizzare sessioni di allenamento individuali per un giovane Kenan entusiasta: “Non sono nemmeno sicuro di come abbia avuto questa ispirazione. Ma quando avevo circa tre anni, ha iniziato ad andare con me al campo di calcio, insegnandomi alcune cose. Le imparava dai video, da YouTube. Inoltre, quando guardavamo le partite, mi diceva: ‘Guarda cosa sta facendo’. Poi, da giovanissimo, mi portava ad allenarmi con giocatori più grandi. Se sono qui oggi è grazie a lui e a mia madre. Mia madre mamma ha aiutato fuori dal campo, a scuola, in tutto. I miei genitori mi hanno aiutato a essere forte mentalmente e a non mollare mai”.
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