Da subito accolto positivamente, ma con quella riserva figlia di un’esperienza maturata tra l’estero e la B ma non in Serie A, Paolo Vanoli in breve tempo è riuscito a portare dalla sua larghissima parte dell’ambiente granata. Il consenso, anzi, è quasi plenario. E solo in parte dipende da risultati che comunque il tecnico granata sta ottenendo: sufficiente il confronto con l’ultimo Toro di Juric, i 5 punti in più che questa squadra ha conquistato rispetto a quella del passato campionato, per sottolineare la bontà del lavoro svolto. Ma non è soltanto in virtù dei risultati sul campo – sì buoni ma anche migliorabili – che Vanoli va stagliandosi quale riferimento di questo Torino. Nel quale immediatamente si è calato rispettandone e onorandone miti e storia.
“Ho trovato il carattere Toro”
Prima ancora di mettersi al centro del campo per guidare la squadra in allenamento, ha visitato il Filadelfia ed è salito a Superga per nutrirsi di ossigeno granata. «Ho scelto il Toro perché qui si respira la storia, le emozioni che provo nel diventarne l’allenatore sono uniche – spiegava all’alba del suo percorso -: visitare Superga mi ha fatto venire la pelle d’oca». Ecco perché dopo l’amara sconfitta di Cagliari, arrivata nonostante il vantaggio per 2-1 a un quarto d’ora dal termine e bollata dall’autorete di Coco, in coda al successo contro il Como il tecnico si è presentato in sala stampa rinvigorito da una vittoria sofferta, sporca, e all’interno della quale il Toro ha vacillato senza però cadere. Molto granata anche l’epilogo: a deciderla è stato un ragazzo del vivaio, il diciannovenne svedese Njie. «Prima di questa vittoria stavamo giocando bene, però mi mancava qualcosa – ha spiegato Vanoli dopo aver superato Fabregas -: stavo cercando il carattere Toro e l’ho trovato. A Cagliari la differenza è stata fatta dalla loro superiore voglia di prendere i tre punti, mentre questa volta il carattere l’abbiamo messo noi. Questa prestazione in tal senso deve essere presa a modello, sotto certi punti di vista è stata una grande prova». Nella quale prima il Como è stato contenuto, poi affossato schierando, nella ripresa, una squadra dal baricentro più alto e con giocatori in grado di dare un contributo importante in fase offensiva: da Vojvoda a Gineitis per arrivare a Njie, meno manovriero e più votato ad attaccare in verticale rispetto a Sanabria.
Cuore, testa e grinta
Cuore, testa e grinta, nell’umida serata di venerdì hanno animato i granata. E al cuore Vanoli attinge, per dare al Torino quel qualcosa in più. Come senza dubbio ci sta mettendo testa e grinta, per compiere le scelte migliori e per tirare fuori dai singoli ogni risorsa. Un processo ovviamente in divenire, ma in atto e che sta già producendo frutti. Se si cerca un leader tra i granata orfani di capitan Zapata uscito di scena per un grave infortunio, questo è nella fase attuale della stagione Vanoli. Uomo entusiasta della chance che gli si è presentata, ma tecnico che lascia da parte le emozioni e lascia il comando alla ragione, quando c’è da mettere in campo la formazione e nel momento in cui vanno decise le sostituzioni. Quella di Njie per Sanabria gli ha portato tre punti dopo tre sconfitte. Restando sul numero tre, le prossime sfide prima della sosta saranno contro Roma, Fiorentina e Juve.
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