TORINO – «Prima la salvezza, poi io sogno»: così parlava Vanoli, prima dell’ennesimo pareggio ottenuto questa volta contro il Genoa. Nelle ultime dieci ne sono arrivati otto, e se ciò vuol dire che una sola è stata la sconfitta, lapalissiano è il fatto che pura unica sia stata la vittoria. Il Toro ha vinto il 13 dicembre a Empoli, dove Adams da centrocampo aveva superato Vasquez, e perso il 21 dicembre in casa contro il Bologna: 2-0 per i rossoblù con reti di Dallinga – al primo gol in Serie A – e dell’ex Pobega.
Sogno o oblio
Il discorso è semplice da proporre, ma tremendamente difficile da concretizzare, però se il Toro venerdì al Dall’Ara saprà vendicare la prova dell’andata ribaltandone il risultato, e poi sabato 22 strabilierà vincendo pure contro il Milan, allora quell’ultima possibilità di sognare accesa dal tecnico potrà essere alimentata. Al banco delle scommesse c’è chi si sfrega le mani pensando ai polli che punteranno sulla doppia vittoria dei granata, eppure tornando a dov’era il Toro dopo cinque giornate, cioè primo, parlare di sogno da mantenere restando ancorati alla parte sinistra della classifica sarebbe stato fin riduttivo. Certo, quelle erano le prime partite, quelle in cui la graduatoria è più bizzarra che mai. E poi c’è da guardare l’altro lato della medaglia, cioè alla squadra che ne aveva perse sei su sette tra fine settembre e inizio novembre, tra la Lazio e il primo derby. Se Vanoli torna là, allora i 28 punti attuali risuonano già come una benedizione, e l’unica cosa che conta sarà aggiungerne altri 12 e chiudere il capitolo salvezza.
Troppi pareggi
Insomma come del Toro nel corso della stagione si sono viste versioni molto lontane tra loro, così il bivio di fronte al quale si trovano adesso i granata conduce ad approdi molto differenti: di qua c’è un campionato che a questo punto è probabile porti al mantenimento della categoria, ma attraversato nell’oblio figlio di chi non ha da patire ma nemmeno può ambire. Di là c’è quel sogno di cui parla Vanoli. Già non spegnerlo subito sarebbe tanto, ma per renderlo pure concreto servirebbe un piccolo miracolo calcistico. Realizzabile sostituendo a determinati pareggi altrettante vittorie. A partire da Bologna e Milan, appaiate al settimo e ottavo posto a 38 punti con il Toro che ne ha invece 28.
Le scelte di Vanoli
Come ci si arriva? Il modulo varato a Udine sicuramente ha riequilibrato un Toro che però resta poco prolifico. In Friuli sono arrivate due reti in una partita, come poi in casa contro il Cagliari. Però nelle ultime sedici sono le uniche due gare nelle quali i granata siano riusciti a segnare almeno più di un gol. Il fatto che non sia arrivato il sostituto di Zapata pesa oggettivamente, quale voglia essere il bilancio di mercato sviluppato da Vanoli e dalla dirigenza. Contestualmente, ora, ritenendo rinforzata la squadra è implicito aspettarsi nuove soluzioni offensive proposte in virtù della rosa venuta a modellarsi: Casadei, Elmas e un Salama tutto da scoprire hanno vocazione offensiva, e Biraghi su calcio da fermo è una risorsa. Al tecnico il compito di integrarli al meglio, visto che per aumentare le vittorie servono innanzitutto più reti. Karamoh anche contro il Genoa ha ribadito un copione che purtroppo s’è visto troppe volte: ha, l’attaccante ancora al palo nonostante le 21 presenze, la prerogativa di rendere minime occasioni che sono gigantesche. E allora se non c’è Adams che gira – come contro i rossoblù – si fa dura. E si perde una partita giocata male soprattutto nella ripresa, ma da vincere anche prima del rigore clamorosamente negato.
Evitare gli errori
Perché allora il Toro l’ha persa? Per un guaio enorme combinato da Coco che, fosse stato il primo, avrebbe avuto meno risonanza. E invece l’ex del Las Palmas sta inciampando troppo spesso, nel corso della stagione. E qui si arriva al secondo punto: sviluppando e concretizzando qualcosa in più, e poi evitando non errori che quelli li fan tutti, ma sciocchezze sesquipedali, dalla salvezza spostarsi al sogno e poi chissà sarà possibile. Essendo tremendamente difficile, sarebbe da Toro.
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