TORINO – Nessuno che capisca anche solo un po’ di calcio si illudeva che la classifica della 5ª giornata, quella in cui al comando c’era il Torino, fosse lo specchio dei reali valori del campionato. Nessuno, allo stesso tempo, poteva immaginare che un mese e mezzo dopo la squadra granata si ritrovasse avvolta in una spirale negativa dalla quale sarà molto complesso uscire: non solo per quanto accade in campo, ma anche per le vicende legate alla società, ovvero la sempre più feroce contestazione a Urbano Cairo e le sempre più ricorrenti voci sulla cessione del club, per altro smentite pure ieri dal diretto interessato. Certo, l’infortunio di Zapata sta avendo conseguenze devastanti, perfino superiori a quanto era possibile immaginare. Ma i prodromi di tutto questo sono facilmente rintracciabili nelle cessioni di Buongiorno e Bellanova e nella modestia generale degli acquisti, evidenziata in maniera implacabile dai clamorosi errori individuali che sono alla base delle cinque sconfitte subite dal Torino in campionato. Cinque nelle ultime sei partite, per la precisione, e sei nelle ultime sette se si considera anche la Coppa Italia contro l’Empoli. Tenendo conto dei risultati ottenuti da quando il colombiano è indisponibile, il Torino è sedicesimo, dunque a un passo da quella zona retrocessione che rischia di diventare sempre più realistica con questo trend. L’involuzione è sotto gli occhi di tutti e Vanoli sta faticando a raccapezzarsi, anche se gli va riconosciuto di aver ritrovato il coraggio che tanto avevamo apprezzato in precedenza: per il tentativo di essere propositivo, prima di tutto, ma anche per la mezza rivoluzione con cui ha cercato di scuotere la squadra. Non è servita, però il tecnico ha comunque voluto lanciare un segnale al gruppo, cercando di tirare fuori quella personalità che a parole tutti inseguono senza mai trasformarle in fatti.
Cairo non vuole vendere il Torino
La deludente prestazione contro la Fiorentina non poteva non scatenare la reazione dei tifosi, che alla fine sono stati “convocati” sotto la Maratona per beccarsi i fischi e gli inviti a trasformarsi in quegli undici leoni di cui in campo non si è vista neanche l’ombra. Nulla, ovviamente, rispetto alla sequela di cori nei confronti di Cairo (e, in misura minore, Vagnati), cominciata prima dell’inizio e proseguita con notevole intensità per tutta la partita. Tuttavia, anche questo è il segnale che la pazienza del popolo granata si sta esaurendo e che il credito meritato con il bel gioco e le vittorie di inizio stagione non può durare all’infinito. C’è aria di tempesta perfetta, insomma, anche perché nelle prossime tre giornate il Toro dovrà affrontare la Juventus e il Napoli, con in mezzo il Monza, certo meno inquietante ma comunque temibile se Vanoli non riuscirà a dare una sterzata importante in attesa di gennaio, quando riaprirà il mercato e dovranno arrivare almeno due rinforzi (uno in difesa e uno in attacco). Nel frattempo, non cesseranno di sicuro i rumors societari. Cairo non vuole voler vendere il Torino, dice, però è difficile attribuire solo alla casualità o a oscure manovre di palazzo il fatto che le voci continuino a rincorrersi e rimbalzare. Tra un mese diventerà il presidente più longevo della storia granata e pochi se la sentono di scommettere che allungherà di molto questo record. Nel frattempo, occorre una presa di coscienza collettiva di quanto sta accadendo perché il futuro mette davvero paura.
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