Il telefono squilla, a chiamare è la Juventus Primavera, l’occasione della vita. Pugno nel 2016 ha alzato la cornetta, ha risposto e ora sta ripagando la fiducia della società a suon di gol. Da poco è maggiorenne, ma in campo sembra avere già una spiccata maturità: sa giocare come un bomber alla Bobo Vieri e infatti in passato ha indossato anche la 32, ma sa anche legare il gioco con la squadra. Caratteristiche che hanno illuminato gli occhi di Magnanelli, che sta lavorando su di lui per aprirgli una buona strada per il futuro.
Pugno, il bomber di Magnanelli
Spesso da giovani vedere il proprio nome rimbalzare ovunque può far più male che bene. Serve lucidità e umiltà: tenere ben saldi i piedi per terra per cercare di fare il salto, ma non nel vuoto. Pugno ha realizzato già 6 gol in 8 partite nel campionato Primavera, dimostrando anche una grande qualità fuori dall’area di rigore. E le sue reti pesano, come l’ultima nello scontro diretto contro la Roma, che ha permesso ai bianconeri di conquistare tre punti e salire al terzo posto in classifica (insieme al Milan) a sole due lunghezze dalla capolista Fiorentina. Si sa, l’obiettivo delle giovanili è quello di sfornare talenti più che guardare solo ai titoli. Accompagnare i giocatori in un percorso di crescita. E ora per il giovane numero 9 il prossimo step potrebbe essere quello della Next Gen, vista la grande difficoltà che sta riscontrando Montero nel fare gol e nel rilanciare la seconda squadra, ancorata all’ultimo posto nel fondo del girone C. Le differenze tra l’U20 e la Serie C sono abissali e il classe 2006 per meritarsi la prossima chiamata, dovrà continuare a tenere il telefono acceso, come in occasione dei gol…
Pugno e l’esultanza del telefono
Non è la prima volta che si vede in tv questa esultanza e forse non sarà neanche l’ultima. Anche Pugno dopo i gol ha deciso di farla. Solo una moda o ha un significato particolare anche per lui? Non serve avere la risposta, a diciotto anni è normale avere dei riferimenti. Ma questo gesto iconico è diventato virale con il tennis, quando Djokovic decise di irridere Shelton sul centrale di Flushing Meadows abbassando la cornetta e imitando in modo provocatorio quello che in realtà era un modo di festeggiare del suo avversario. Subito ha fatto il giro del mondo. Ma in realtà quell’esultanza si era già vista anche in passato. In Nba possiamo associarla a Caron Butler e nel calcio anche a Gabriel Jesus. Ora il cellulare del piccolo bomber è carico e pronto a squillare per la prossima chiamata e per ora la sua risposta sono i gol.
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