Sergio Conceicao: “Ho detto a mio figlio vai alla Juve”
18.15 CONCEICAO SU FRANCISCO: “GLI HO CONSIGLIATO VAI ALLA JUVE””Esperienze all’estero importanti? Sì, per crescere soprattutto, anche se magari non giochi. Per esempio Francisco, che è qua alla Juve, è stato all’Ajax un anno e non ha giocato tanto ma ha capito tante cose, è uscito di casa, fare sacrifici, farti da mangiare da solo, è importante per farti capire certe cose essenziali nel calcio e nella vita”. Come si allena un figlio? “Io ho allenato sia Francisco Conceicao che Rodrigo, che ora gioca in Svizzera, io devo essere giusto, Francisco non ha giocato per sei mesi con me a Porto, avevo bisogno di continuità, movimento, corsa, organizzazione sono le cose più importanti di avere la palla tra i piedi. Lui aveva bisogno di mettere dentro questa consapevolezza, per arrivare a giocare in Europa, in Champions League. C’erano due-tre squadre grandissime dove poteva andare, io gli ho consigliato di venire in Italia a un grandissimo club mondiale come la Juventus, con tutto il rispetto e l’amore che provo per la Lazio, sapevo che se lui prendeva il controllo della situazione e non trovava scuse, nessuna scusa, qua si mangia bene, si sta da dio, paese meraviglioso l’Italia, Thiago Motta ha fatto un lavoro fantastico, se avesse messo umiltà e avesse chiesto a se stesso cosa dovesse fare, allora sarebbe stato sulla strada giusta”.
“Francisco deve crescere ancora in questo”: parla Conceicao
18 ANCORA CONCEICAO: L’ESEMPIO MILITAOArrivato al Porto per 7 milioni di euro, venduto al Real Madrid per 50 milioni di euro dopo una sola stagione: 47 presenze e 5 gol per il difensore arrivato diciannovenne. “Ma questo vuol dire che il presidente del Porto sapeva vendere!”, scherza Conceicao, che poi racconta, “Non aveva la minima nozione tattica, tecnicamente era fortissimo e fisicamente un mostro, ma non aveva idea di cosa fare né dentro né fuori dal campo. Abbiamo dovuto fare un lavoro specifico per portarlo dopo un anno a diventare un affare. Gli facevamo vedere sul video e poi sul campo, sempre, lo spazio è lo spazio, allenamenti con linea difensiva compatta, corta, momenti di zona e momenti di pressing, aggressivo, quando ha capito da giocatore intelligente ha fatto il salto di qualità. Se poi nel weekend andava a ballare il samba e a mangiare la picanha poi non ci arrivi a giocare al Real Madrid. E sono sei anni che è lì eh..”Ma senti ancora chi hai lanciato? Certo, alcuni sì altri meno, i rapporti sono diversi, per esempio con Casillas bel rapporto, ci siamo visti per ore a Madrid quando abbiamo giocato lì col Porto, mi ricordo ad esempio che nelle pause nazionali sfruttavo le assenze dei veterani per far allenare i ragazzi con chi restava, Casillas non si allenava bene, lo tenni in panchina e in Champions feci esordire Jose Sa, era furioso con me e io con lui…Le seconde squadre? Sono importantissime, ti preparano al calcio vero”.
17.45 CONCEICAO, CHE VUOL DIRE ALLENARE IL TALENTOIl momento di Sergio Conceiçao è arrivato, e con lui il ricordo di Eriksson e di quella Lazio dei sogni: “Io, Mancini, Veron, Salas, Vieri…Tutti caratterini…non me lo ricordo mai arrabbiato, al massimo diventava un po’ rosso, ma sempre molto gentile, sapevamo che avevamo una persona che sapesse gestire il nostro carattere e portarci alla vittoria, persona fantastica. Mi emoziona ricordarlo”. Dopo il doveroso ricordo viene spiegato anche il motivo per il quale il suo intervento è stato intitolato Allenare il talento, il suo lavoro come allenatore dall’Olhanense nel 2012/2013 fino al Porto nel 2024 ha creato valore per i club dove ha allenato per quasi 500 milioni di euro, oltre a portare decine di giocatori a esordire in Champions e Europa League e in 13 anche a vestire la maglia della nazionale. “Lavorare ai massimi livelli significa dover lavorare tantissimo, su aspetti che magari non sono quelli tecnici, per riuscire ad arrivare ad avere successo. Il giovane deve capire qual è il modo giusto di stare nel calcio moderno, quello che fai fuori dal campo conta tantissimo. Da allenatore del Porto guardavo gli U17, gli U19, la Squadra B, e si è arrivati a creare giocatori da nazionale, per non parlare di quelli che arrivano da altri continenti e gli si deve spiegare che il calcio in Europa è diverso….Io conosco ad esempio tutto dei miei giocatori, anche il piatto preferito, avere tutti questi dettagli fa la differenza. Quanto dormono, quanto non dormono, cosa mangiano, che famiglia hanno… Bisogna essere esigenti con se stessi, rigorosi, c’è tanto lavoro che non si vede. Devi avere passione, l’unica cosa che ti fa accettare tutti i sacrifici”.
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