Nikola Vlasic è stato atteso tanto. Paolo Vanoli ha voluto concedergli persino più tempo del necessario pur di poter contare su un giocatore nuovo, sotto tutti i punti di vista. Nuovo nella condizione fisica, nuovo a livello di stimoli, nuovo anche sul piano della convinzione nei propri mezzi. Al Toro in questo momento, dopo il grave infortunio di Duvan Zapata, servono certezze. Pilastri sui quali potersi appoggiare nelle difficoltà, uomini grandi prima ancora di ottimi calciatori. Vlasic dovrà essere il faro della squadra che Vanoli modellerà senza il capitano. Ecco perché il ritorno a pieno regime del croato, che in estate si è già responsabilizzato prendendosi la maglia numero 10, combacia con gli oneri crescenti che dovrà accollarsi.
Il ruolo di Vlasic
Già a partire da Cagliari: immaginarlo in campo dall’inizio, come mezzala oppure a supporto di una punta, è molto più di una suggestione. Anche perché adesso Vlasic sta bene e lo ha già dimostrato: prima nello spezzone in casa contro la Lazio, poi a San Siro contro l’Inter. L’inutile gol su rigore almeno è servito per ridargli quello slancio emotivo di cui aveva bisogno: non sono stati mesi facili per l’ex West Ham. A tutto tondo: con Juric l’anno scorso non è riuscito a decollare, poi quando sembrava pronto per vivere gli Europei con la Croazia da protagonista ha alzato bandiera bianca prima di approdare in Germania e infine pure con Vanoli non ha mai trovato una continuità di allenamenti.
Ma adesso Vlasic c’è: carico, determinato e convinto di poter dare una mano al Toro. Di poter ripagare ampiamente lo sforzo economico fatto dal club la scorsa estate per la conferma dopo l’anno in prestito dal West Ham. Finora, infatti, il vero Vlasic si è visto solo a spizzichi e bocconi. La partita di Cagliari, dunque, dovrà certificare un ritorno in grande stile. Vanoli non aspettava altro: avere un giocatore così al meglio della condizione è un notevole vantaggio competitivo. Ne può beneficiare il centrocampo e pure l’attacco, a maggior ragione adesso che la fase di emergenza post infortunio di Zapata è totale (ai box, oltretutto, c’è pure Alieu Njie).
Le scelte di Vanoli
Il tecnico granata ha sempre avuto le idee estremamente chiare sul valore di Vlasic: «Per me è un giocatore universale, può fare più ruoli. Mi permette di capire l’evoluzione della squadra: non sono uno focalizzato solo su un modulo a tal punto da sbatterci la testa, a me piace avere un’idea di gioco. Vlasic può fare la mezzala, il trequartista o l’esterno come a Londra. Ha capacità importanti, sarà un bell’acquisto per noi». Ne parlava così dopo la vittoria di Venezia di fine agosto, con la convinzione di poterlo avere a disposizione subito dopo la sosta di settembre. Non è andata così, ma per Vanoli non è stato un problema: ha preferito concedergli più giorni di recupero così da poterlo utilizzare senza il freno a mano tirato.
Scalpita Nikola, che ha anche un grande estimatore in patria: il ct Zlatko Dalic, che lo considera senza ombra di dubbio un punto fermo della nazionale. Quando ha potuto, anche nei periodi contraddistinti da alti e bassi al Toro, lo ha sempre chiamato. Pure lui guarderà in tv la sfida di Cagliari: una partita importantissima per Vlasic, in cui verosimilmente potrà mettersi in mostra dall’inizio. In un contesto di gioco che può esaltare un elemento dinamico come lui. Vanoli lo stima tanto, anche a livello umano. A luglio, nonostante l’infortunio, lo ha ritrovato al Filadelfia già dal primo giorno. Indice di un senso di responsabilità non così comune e che racconta tanto della fame di calcio di Nikola, ossessionato dall’idea di ripagare l’affetto dei tifosi granata.
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