Sprofondo Toro. Quattro sconfitte di fila: tre in campionato (Lazio, Inter, Cagliari) e una in Coppa Italia, dalla quale l’Empoli l’ha eliminato il 24 settembre scorso; 14 gol subiti nelle prime 8 partite di campionato che diventano 16, aggiungendovi i due presi dai toscani; la scarsa forma di alcuni granata ((Milinkovic, Coco, Vlasic); la protesta dei tifosi contro Cairo che non si era placata nemmeno quando, al termine della quinta giornata, per la prima volta dopo 47 anni, la squadra si era ritrovata da sola in testa alla classifica. Figurarsi quale possa essere la rabbia all’indomani del ko di Cagliari, tanto che gli striscioni inalberati nella notte al Filadelfia non lasciano presagire nulla di positivo, in vista dell’anticipo di venerdì con il Como.
Toro: il problema è alla radice
La verità è che il campo non mente e, come sempre, la verità l’ha detta Vanoli alla Domus Arena: “Bisogna saper marcare. Però, d’altra parte, se in estate abbiamo cambiato tutta la difesa, ci sta anche avere problemi in più”. Problemoni. Se vendi due nazionali del calibro di Buongiorno e Bellanova, dopo averli definiti incedibili, ma non rinforzi la squadra e se ci aggiungi la scarsa forma di alcuni granata (Milinkovic, Coco, Vlasic), continui a perdere. Il problema è alla radice e non viene mai risolto, sebbene Vanoli faccia i salti mortali carpiati e, di certo, non molli in questa contingenza negativa. Il problema si chiama lesinare sempre gli sforzi per costruire una grande squadra all’altezza delle aspettative di un pubblico stanco di aspettare, sistematicamente frustrato da una strategia di grigio e piccolo cabotaggio che porta sempre dritti sul viale della delusione. Ha sbottato un tifoso: “Ci vorrebbe uno Zapata anche in società”, quanto a passione per il Toro, ardore per il Toro, orgoglio del Toro. Il guaio, purtroppo, è che Zapata si rivedrà in campo fra molto tempo; in società, invece, all’orizzonte non si intravede manco l’ombra.
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