Cross per Luperto, con Cairo che in area lo guarda immobile, torre per Palomino, perso da Vagnati, e pareggio del Cagliari, 4 minuti prima del gol vittoria: la sconfitta del Torino è venuta a galla così, domenica. C’era una volta la difesa del Torino: appena 5 mesi fa. Era la quarta miglior retroguardia del campionato (ora è la quintultima), con il pur altalenante Milinkovic capace di collezionare 18 clean sheet, uno in meno del recordman, l’interista Sommer. E adesso? Addirittura 9 reti subite in 3 partite, contro Lazio, Inter e i sardi. E 14 in 8 giornate: una difesa da zona retrocessione (peggio solo Lecce, Genoa, Verona e Como, prossimo avversario: sarà una bella lotta, venerdì sera). Era dai tempi di Giampaolo, ottobre/novembre 2020, che il Torino non incassava almeno 3 gol in 3 partite di fila: all’epoca si arrivò a 10 reti ingurgitate contro Atalanta, Cagliari e Sassuolo.
Toro, emergenza difesa
C’era una volta Buongiorno, ma c’era anche Rodriguez. E Bellanova. Della partenza inevitabile di colui che Cairo chiamava «capitan futuro» si sapeva già dalla fine del 2023, così come del mancato rinnovo dello svizzero (il Torino voleva dimezzargli l’ingaggio per rinnovargli il contratto). Eppure, dei tre difensori poi presi in estate (Coco, Maripan e Walukiewicz), solo il primo venne assoldato in tempo per il ritiro (acquisto ufficializzato il 17 luglio). E gli altri due? Il cileno il 29 agosto, il polacco il giorno dopo: il non plus ultra, per un allenatore nuovo deciso a rivoluzionare il modo di giocare (e di difendere). Ma concedergli il tempo giusto in estate? All’ultimo giorno di mercato Vagnati bussava ancora alla porta del Lugano per farsi dire Hajdari in prestito, dopo che a luglio aveva offerto sui 4 milioni scarsi (non abbastanza): i ticinesi pretendevano almeno mezzo milione in più. Hajdari era considerato la prima scelta come braccetto di sinistra, perché Masina (nei piani) non poteva bastare. E invece se l’è fatto bastare, Cairo: con un saldo attivo di 41,3 milioni, alla fine del mercato tra cessioni e acquisti.
I rinforzi mai arrivati
Il problema, poi, non è stato soltanto quel Gosens che, per la corsia sinistra, continuava a tergiversare dietro alle offerte del Torino, giacché giudicato un club non abbastanza ambizioso (obiettivo sbagliato in partenza, allora?). Non è arrivata la prima scelta per la fascia mancina (Welington del San Paolo: anche qui per una mera questione economica), non è arrivato nemmanco il centrale che più di tutti intrigava Vagnati (il ceco Hranac, in uscita dal Viktoria Plzen). E per la fascia destra, una volta ceduto Bellanova («a mia insaputa»: ricordate Vanoli?), Vagnati (con Cairo) riuscì solo a partorire l’ingaggio in prestito oneroso (un milione) di Pedersen, riserva, rincalzo di quel Sassuolo che ora giostra in B. Pedersen dovrà essere obbligatoriamente acquistato a titolo definitivo (altri 3,5 milioni in ballo) se il Torino non retrocederà: per adesso è bene che Cairo tenga da parte i soldi. Ma certo c’è ben poco da scherzare: perché il Toro ha una difesa perforabile, perforabilissima, e dovrà disputare tutto il campionato senza Zapata. Una mazzata terribile.
Le parole di Vanoli
Senza dimenticare la panchina complessivamente non all’altezza, ora gambizzata anche dalla sequela di infortuni (Ilic e Sosa in testa). «Dobbiamo imparare a marcare, non è questione di modulo», diceva Vanoli subito dopo la partita di Cagliari, nei fatti allontanando il passaggio alla difesa a 4. Che pure non rappresenta a priori una garanzia,: andrebbe vista in pratica, nel caso. A gennaio serviranno rinforzi di qualità, almeno un centrale di valore (Vagnati lo cerca mancino) e un bomber. Ma per ora non ha un budget in mano, e nemmanco in testa: difatti nei suoi sondaggi sta parlando solo di prestiti, tanto per cambiare. Ora sta a Vanoli, certo, trovare le contromisure: ma indubbiamente avergli smontato tutta la difesa e la fascia migliore ha terribilmente condizionato il suo desiderio di rivoluzionare il modo di difendere (non più uomo contro uomo, alla Juric) e di giocare (dalla cintola in su, palla al piede, si vedono le cose migliori: anche a Cagliari). Intanto Cairo continua a essere un mistero vivente, nella sua torre d’avorio: fa l’offeso, dicono. E Vagnati, forse, starà già pensando a chi dire a gennaio «vieni, vieni da noi, così poi potrai passare in una squadra importante».
© RIPRODUZIONE RISERVATA