TORINO – La caduta libera del Torino non conosce fine. Contro la Fiorentina è arrivata la quinta sconfitta nelle ultime sei partite, sesta nelle ultime sette considerando anche la Coppa Italia. Cambiare cinque giocatori rispetto alla trasferta di Roma (dentro Walukiewicz, Pedersen, Tameze, Vlasic e Sosa per Masina, Lazaro, Linetty, Gineitis e Vojvoda) non è servito a Vanoli per dare un senso a una squadra che l‘ha smarrito dopo l’infortunio di Zapata e non sa più come ritrovarlo. Certo, i limiti tecnici sono evidenti, tuttavia continuano a mancare quella personalità e quella furia agonistica che, in un momento così, potrebbero essere preziose se non decisive. Se a questo aggiungiamo l’ennesimo errore gravissimo e fatale – al 41’ del primo tempo Maripan, in anticipo nella chiusura, si è fatto beffare da Kean, lasciandolo solo a tu per tu con Milinkovic Savic, uscito in maniera non tempestiva nella convinzione che il cileno allontanasse il pericolo – ecco che il quadro diventa molto preccupante in vista del derby di sabato e, più in generale, di ciò che potrà accadere fino a gennaio, quando riaprirà il mercato. Inevitabile, di fronte a tutto questo, la contestazione finale alla squadra, dopo che per tutti i novanta minuti gli insulti dei tifosi erano stati rivolti a Urbano Cairo e, in misura minore, Davide Vagnati.
Torino sotto la curva
Ma dopo questa ennesima delusione (per di più a fronte di un inizio di stagione buono e sorprendente) la pazienza del popolo granata è esaurita e i giocatori alla fine sono stati “convocati” sotto la Maratona per beccarsi i fischi e gli inviti a trasformarsi in quegli undici leoni di cui in campo non si è vista neanche un’ombra. Ci sono stati due episodi sfortunati: l’infortunio di Adams dopo diciassette minuti (lo ha sostituito Njie, volenteroso ma null’altro: la settimana scorsa contro il Como era entrato e aveva segnato la rete dell’1-0) e il palo colpito da Pedersen a metà ripresa, ma non bastano per giustificare la pochezza e una involuzione alla quale Vanoli è chiamato a trovare una soluzione difficilissima in tempi ultrabrevi e con quello che ha a disposizione. Se si guarda la classifica nelle ultime quattro giornate, da quando cioè si è fermato Zapata, il Torino è sedicesimo: non occorre aggiungere altro.
Viola di Palladino lanciati
Certo, di fronte c’era una Fiorentina in straordinaria salute: sette vittorie consecutive tra campionato e Conference League la dicono lunga sui frutti che il lavoro di Raffaele Palladino sta portando e che hanno permesso ai viola di portarsi ad appena tre punti dal Napoli. La Fiorentina non ha avuto bisogno di strafare. Si è limitata ad aspettare tranquilla la prima incertezza del Toro, quella che ha permesso a Kean di sbloccare il risultato su uno splendido lancio in verticale di Ranieri. E poi ha protetto senza particolari sofferenze la vittoria, colpendo a sua volta un palo con Mandragora su punizione e compiendo un ulteriore step di crescita che autorizza ambizioni sempre più alte.
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